manuali
Paolo Massobrio, Fabio Molinari, Paola Gula
DE.CO. La carta d'identità del sindaco
Vademecum per le denominazioni comunali. - ed. 2008
prezzo di copertina
15,00 €
PREZZO SOCI CLUB PAPILLON
€
ESAURITO
Dedicato ai sindaci che non vogliono disperdere il loro patrimonio di ricchezze enogastronomiche e di tradizioni, questo libro rappresenta prima di tutto un valido strumento per capire cosa sono le denominazioni comunali e qual è il modo migliore per attuarle. Introdotto dal Ministro delle Politiche Agricole, Luca Zaia, e con la postfazione del professor Corrado Barberis, il manuale presenta un metodo semplice e sostenibile per poter attuare la denominazione comunale nel proprio Comune e compilare in maniera adeguata le due delibere che contemplano i momenti dell'adozione del regolamento proposto dall'Anci e da noi rivisitato e la nominazione del prodotto specifico che si va a iscrivere nel registro delle De.Co.
Ma il libro è anche la storia di una battaglia per la sostenibilità delle De.Co di fronte alle leggi europee, condotta in principio da Veronelli e poi da Paolo Massobrio e da tutto il Club di Papillon, fino agli odierni sviluppi con l'apertura del Ministero, raccontata tappa per tappa dall'autore del Golosario, soffermandosi in particolar modo sul fondamentale convegno di Alessandria del 6 maggio 2005. A completare il libro un'interessante case history a cominciare dalle De.Co con il Papillon, un affondo storico sulla sostenibilità culturale della De.Co, un saggio sulle possibilità dal punto di vista del marketing del territorio e un approfondimento giuridico a firma degli avvocati Cavallito, Lamacchia e Piane.
PERCHE' UN LIBRO SULLE DENOMINAZIONI COMUNALI
di Paolo Massobrio
Il libro per le De.Co., le denominazioni comunali, arriva dopo un lustro di attenzione a questo fenomeno che sta appassionando sempre di più i Comuni d’Italia. Ma è anche il frutto di venti anni di racconto dei prodotti tipici italiani, iniziato con la pubblicazione del primo Golosario nel 1994. Per questo e altri motivi abbiamo ritenuto importante fissare i contorni per
la “sostenibilità” delle denominazioni comunali. Che non sono marchi - lo premettiamo subito - non rappresentano tutele,
e men che meno delle vie brevi rispetto alle denominazioni europee riconosciute. Le De.Co. sono semplici atti notarili o, meglio, delibere di un’amministrazione comunale che registra un dato di fatto: un prodotto, un piatto, un sapere, con i quali una Comunità si identifica. Sono dunque un atto politico, che fissa un valore, una carta di identità che il sindaco rilascia dopo aver censito un passato, un presente, e ipotizzato uno sviluppo futuro. Questo libro nasce allora come contributo per seguire una strada, che negli anni è stata assai tortuosa, aggravata da una burocrazia che talvolta è parsa sorda a tutte quelle forme di partecipazione popolare che si attivano sul territorio (la periferia dell’Impero) e anche da una schiera di detrattori, interessati o disinteressati, che in cuor loro preferirebbero l’appiattimento del gusto al posto delle identità. Da qui la prima obiezione che solitamente ci viene rivolta: “Ma ci sono già tanti marchi, che bisogno c’è di metterne in atto un altro? Così si crea confusione!”.
Ora, la nostra risposta è semplice. Intanto le De.Co. non sono dei marchi - e questo lo ripeteremo fino alla noia - e poi questi prodotti ci sono già e vengono nominati da tempi immemorabili col seguito del Comune di appartenenza. Anche le persone hanno nomi e cognomi: è il prezzo dell’identità, vivaddio. E mai come in questi anni abbiamo constatato quanto le identità siano odiate dai poteri. Qual è dunque il valore di una De.Co.? Quello di fissare, in un dato momento storico, ciò che identifica quel Comune. A memoria futura, oppure come occasione del presente per cogliere un’opportunità di marketing territoriale.
È stato commovente al mio paese, Masio, assistere dopo l’adozione della De.Co. alla lettura della relazione storica sulla specificità della De.Co. sull’asparago, che pur essendo rinomato non è quasi più prodotto. Eppure quando il sindaco ha nominato i produttori del primo dopoguerra con tanto di soprannome, si è compreso che quel territorio aveva una naturale vocazione a quella coltura e che la storia indicava al presente come un’opportunità. Se ne potrebbero fare centinaia di esempi, anzi sono migliaia i prodotti che si nominano con il Comune; ma la De.Co. ha in più un valore di autocoscienza. Ed è un atto semplice: una delibera.
Nelle pagine a seguire leggerete la cronistoria delle De.Co., che prendono il via da un’iniziativa dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e proseguono con la battaglia di Luigi Veronelli, il giornalista, maestro di tutti noi che scriviamo di enogastronomia, che affermò questo valore identitario. In questa storia una parte l’abbiamo svolta anche noi di Papillon, movimento di consumatori sparso in tutta Italia. Noi non siamo gli eredi di Veronelli - anche questo lo precisiamo - giacchè “Gino” ha già i suoi eredi naturali che portano avanti le medesime battaglie e che con lui hanno costruito la Veronelli editore e il Seminario permanente Luigi Veronelli. Noi siamo noi (come una De.Co. appunto, quindi con una storia e un’identità), che ad un
certo punto del percorso abbiamo condiviso e sostenuto questa battaglia di Veronelli, trovandoci nelle piazze insieme con lui.
Oggi, ci preme portare un contributo di chiarezza, anche per semplificare le complicazioni e mettere in guardia chi con le De.Co., forse, pensa di trovare spunti per nuove attività promozionali. Purtroppo le De.Co. non portano soldi, non fanno ricche le grandi industrie, ma difendono l’autenticità dell’Italia che vive e che lavora. Se ne prenda atto. Quindi, da parte nostra, proporremo un modello di delibera, tratto dalla storia che abbiamo percorso insieme, così come pubblichiamo dei pareri anche
di carattere giuridico, sul perché ci sembra lecito fare una De.Co. Leggendo questo manuale troverete anche dei documenti, tra cui alcuni interventi chiave di un convegno storico svoltosi su nostra iniziativa ad Alessandria, nel maggio del 2005, che segna un momento di confronto e di apertura da parte delle istituzioni: dal Ministero per le Politiche Agricole alla Regione, alla Provincia, alla Camera di Commercio, al Comune, che quel giorno, ad Alessandria, ha varato la sua De.Co.
PAOLO MASSOBRIO, nato a Milano nel 1961, si occupa da circa 30, come giornalista, di economia agricola ed enogastronomia. Collabora ai quotidiani La Stampa, Avvenire e a vari periodici. È direttore responsabile del portale www.ilgolosario.it e della rivista Papillon, nonché autore della guida best seller Il Golosario.
Tra le altre pubblicazioni edite da Comunica: l’Ascolto del vino, Adesso 365 giorni da vivere con gusto, Amati! volersi bene attraverso il cibo, e il Gatti Massobrio, taccuino dei ristoranti d’Italia.
È direttore della collana “I Libri del Golosario” per Cairo editore.
È fondatore e presidente nazionale del Club di Papillon, collabora a radio e tv ed è giudice nella trasmissione La Prova del Cuoco su Rai 1. Tra i numerosi riconoscimenti, il premio Saint Vincent di giornalismo e la nomina nel Comitato delle Firme di Expo 2015. Ha collaborato al Magazine del Padiglione Italia di Expo 2015. Ogni anno in Golosaria celebra con il collega Marco Gatti il premio Top Hundred, dedicato ai 100 migliori vini d’Italia.
FABIO MOLINARI 36 anni, giornalista professionista, scrive sul periodico Papillon e collabora con giornali e riviste che si occupano di enogastronomia: Barolo & Co e A Tavola. Specializzatosi in storia dell'alimentazione presso l'Università di Bologna, è tra gli autori del libro De.Co., la carta d'identità del sindaco (Comunica Edizioni) dedicato al fenomeno delle denominazioni comunali. Cura quotidianamente la newsletter La Notizia del giorno rassegna stampa dedicata ai principali fatti di enogastronomia.
PAOLA GULAGiornalista pubblicista, si occupa di analisi sensoriale per ciò che concerne formaggi, salumi, mieli, vini e tartufi. Ha elaborato diverse iniziative per le scuole, mentre in Provincia di Cuneo ha seguito direttamente l'adozione della De.Co. in alcuni Comuni che sono diventati esempi virtuosi di questa opportunità di marketing territoriale.